È stato un richiamo fortissimo quello che mi ha spinta fino a Piazza San Pietro per salutare Papa Benedetto durante la recita dell’ultimo Angelus del suo pontificato, il richiamo del Bianco Padre meta, luce e guida al cui cenno e voce noi accorriamo. Sono arrivata a Roma il giorno precedente e aveva diluviato senza sosta, da mattina a sera, e la stessa cosa si prevedeva per la domenica. Nonostante le previsioni avverse i media annunciavano che sotto la finestra del Papa si sarebbero radunati in molti e sapevo che noi come Azione Cattolica ci saremmo ritrovati con un certo anticipo in prossimità della fontana destra di Piazza San Pietro. Già all’uscita della Metro in via Ottaviano si percepiva la fibrillazione, la frenesia dell’incontro speciale che ci aspettava e ancora di più man mano che mi avvicinavo all’ingresso di Porta Angelica.
Alle 9 e 30 la piazza era già semi-piena con due ore e mezza di anticipo e senza alcun posto a sedere predisposto. La cosa straordinaria, oltre all’incontro con altri amici di AC provenienti da tante altre Diocesi convenuti lì per il nostro Bianco Padre, era il clima di attesa vigile che regnava. Quasi subito due sacerdoti assistenti hanno iniziato a recitare il rosario e così il tempo è volato intercalato da canti e dalle note dell’inno della Gioventù Cattolica in cammino qual falange di Cristo Redentore intonato a gran voce da un nonno energico e con un brivido veramente ci siamo sentiti un po’ come gli Arditi della Fede e gli Araldi della Croce esercito all’Altar che cantiamo nel noto canto. Quando 5 minuti prima di mezzogiorno si è aperta la finestra ed è stato predisposto il drappo con le insegne del Papa la piazza era colma e raccolta ma non appena è spuntata la figuretta bianca di Papa Benedetto tutto l’entusiasmo, l’affetto e la gioia di essere lì è esploso e dappertutto sono partite grida di saluto di W il Papa e che scandivano a gran voce il suo nome.
Papa Benedetto ha spalancato le braccia come se volesse abbracciare tutta la piazza e poi ha iniziato, con voce tremante ed emozionata quasi, a spiegarci il Vangelo domenicale della Trasfigurazione evidenziando il primato della Preghiera senza la quale l’impegno dell’apostolato e della carità si riducono a semplice attivismo; ha proseguito sottolineando che la Preghiera non è isolamento dal mondo e dalle sue contraddizioni, quasi come fosse un Tabor, ma un continuo salire il monte dell’incontro con Dio per poi discendere e portare l’Amore e la Forza che ne derivano in modo da servire i nostri fratelli e sorelle con lo stesso Amore di Dio. Papa Benedetto a questo punto ha detto che anche per lui ora è il momento di “salire sul monte” per dedicarsi alla preghiera ed alla meditazione, non abbandonando la Chiesa ma servendola in un modo diverso più consono alle sue forze e alla sua età. Fra cori e applausi affettuosi è iniziata la recita dell’Angelus, al cui termine la piazza ha risposto con energia e con un affetto ancora più forte tanto che per diversi minuti il Papa ha continuato a salutare silenziosamente prima di rientrare. E ancora dopo il suo rientro abbiamo continuato a tenere i nostri nasi all’insù verso quella finestra, quasi increduli ancora del gesto cosi forte, così coraggioso ma così umile di un Papa che seppure timido e riservato ha manifestato un Amore grandissimo per la Chiesa.
Alessandra Nori