…il giorno e i 30 secondi più lunghi della mia vita
La testimonianza di Sara, giovane dei nostri gruppi di AC, studentessa a L’Aquila, ci aiuta a percepire la portata del dramma che ha colpito l’Abruzzo; le sue parole servono da ulteriore stimolo a moltiplicare gli sforzi per aiutare la popolazione così duramente provata dal terremoto. La Presidenza Diocesana, augurando a Sara di riprendere quanto prima i suoi progetti di vita e di studio, le rivolge un affettuoso ringraziamento per il suo contributo e le assicura vicinanza e amicizia anche per i giorni a venire.
L’ultimo giorno in ordine cronologico ma tutto iniziò ad ottobre quando iniziammo a sentire le prime scosse e iniziarono così le prime paure, ma tutti dicevano di stare tranquilli, non era niente di grave, era meglio che la terra si scaricasse poco per volta perché così non avrebbe fatto una scossa di maggiore entità.
INVECE NON FU’ COSÌ…
Alla fine arrivò quella notte del 06 Aprile 2009, data che rimarrà per sempre impressa nella mia vita.
Il tutto iniziò alle 22:30 quando avvertimmo la prima scossa di magnitudo 3.9 (per intenderci le cose più leggere tipo i pacchi della pasta volano giù da dentro il mobile) ma come al solito nessuno si spaventa o quasi, tutti uscivano alle finestre, accendevano le luci, ma nessuno si metteva in strada o si allarmava.
ORMAI AVEVAMO IMPARATO A CONVIVERCI…
Successivamente alle 00:30 una successiva scossa di 3.5 gradi di magnitudo, ma anche qui nessuno che si allarma, nessuno che fa niente. Invece una come me che non è abituata a questo tipo di fenomeni si preoccupa e pure tanto, ma non avendo competenze in materia dà per buono quello che dicono gli abitanti del posto e gli studiosi: è una sciame di scosse non pericolose, non c’è da aver paura.
Allora convivi con questo fenomeno fino a paragonarlo ad un bimbo che al mattino ti dà il buon giorno, la sera la buona notte e durante il giorno ti fa sentire che è lì vicino a te.
Ma non è esattamente così… perché questo bimbo all’improvviso si sveglia bruscamente…
E’ notte fonda tutti dormono e all’improvviso la terra emette un rumore fortissimo e inizia a tremare.
1 2 3 4 … 30 secondi
Ma che in quel frangente durano ore.
Tutti si svegliano di soprassalto e cercano come possono di mettersi in salvo: chi sotto il letto, chi all’angolo dei muri maestri o chi (come me) essendosi svegliato di colpo rimane paralizzato impotente al letto e aspetta che tutto finisca, mentre vede e sente tutto cadere giù.
Poi la terra si ferma… pochi attimi… poco dopo continua a tremare, scosse di minore intensità ma che ora mettono tanta paura…
Così decidi di scappare così come sei vestita mentre senti tutti gli abitanti del palazzo che urlano, scappano, i bimbi che piangono. Allora raccogli le cose più necessarie: borse, documenti personali e scappi…
Mentre scappi vedi i volti delle persone impaurite, scioccate, allarmate; così arrivi fuori…
Ormai sei quasi al sicuro, sei per strada…
Cerchi allora di chiamare le persone a te più care, i tuoi genitori, cerchi di spiegare loro fra lacrime e singhiozzi ciò che sta succedendo e la tua paura di non fare più ritorno a casa.
Arrivati giù trovi lo scenario più scioccante e toccante: persone anziane che piangono e che sono sbalordite nel vedere le proprie case e palazzi con crepe ai muri, piene di calcinacci in terra, bambini che piangono terrorizzati e i genitori impauriti a loro volta che cercano di calmarli.
E così passano pian piano le ore e più passano e più si ha la consapevolezza che non è una scossa come le altre.
Arrivano le prime voci di vittime 2 bambini… forse 4… forse decine di vittime…
Sono le 3:45/4:00 quando iniziano le dirette tv e radio e iniziano a vedersi le immagini scioccanti dei danni subiti…
CASA DELLO STUDENTE CROLLATA, DECINE DI VITTIME
E la prima notizia che tv e radio diffondono.
Allora il tuo pensiero va agli amici e colleghi universitari, cerchi di metterti in contatto con loro, le linee sono occupate, tutti cercano dì mettersi in contatto con familiari o chiamano i soccorsi; dopo tanto riesci a metterti in contatto con qualcuno… chi ha la casa interamente crollata, chi per metà, chi è ferito e chi ce l’ha fatta a scappare.
Ma c’è anche quel numero che SQUILLA… SQUILLA… SQUILLA… e continuerà a squillare infinitamente perché dall’altra parte non c’è più nessuno che ti possa rispondere…
Intanto riesci a recuperare qualche altro indumento e vai via… scappi da quella terra che ormai fa tanta paura.
Torni nella tua casa dai tuoi genitori, dai tuoi parenti ma ormai nulla è più come prima…
Ora hai paura di tutto, di ogni piccolo rumore, di ogni volta che (magari per un po’ di corrente) le porte ballano, del buio…
Non riesci più a dormire tranquillamente, rimani con la luce accesa e stai sempre vigile pur sapendo che ormai sei al sicuro…
E continui a pensare alla tua casa, alle condizioni in cui sarà, se riuscirai a recuperare gli oggetti personali, come proseguirà l’università.
Ormai la tua vita è lì…
Ma allo stesso tempo il pensiero va a quelle povere persone aquilane costrette a vivere in tenda, ma sai che loro fra le tante sono le più fortunate.
Il pensiero più grande è per le persone che ci hanno lasciato e per i loro familiari costretti in molti casi a vivere due drammi, la perdita di un parente e dell’abitazione.
Allora mi auguro che in questo periodo di Pasqua il Signore gli stia vicino e riesca a far superare con la fede questo momento così difficile.