Il MLAC della nostra Diocesi festeggerà così la festa dei lavoratori del 1° Maggio.

“Prove tecniche di MLAC”. Abbiamo pensato di chiamare così la prima iniziativa targata Movimento Lavoratori della Diocesi di Alghero – Bosa, che, in attesa della costituzione formale, conta già ben 75 aderenti, tra giovani e adulti.
Il nostro Primo maggio, infatti, lo festeggeremo a Scano Montiferro, che ormai da diversi anni organizza la Festa del Lavoro e che quest’anno, attraverso un programma particolarmente vario di giochi, musica mostre e… fiori, si propone di festeggiare anche i 25 anni di fondazione dell’associazione Elighelandeteatro.
L’idea è non creare qualcosa di nuovo (avremmo potuto organizzare una veglia o una festa apposita), ma valorizzare le realtà già esistenti nel nostro territorio, così ricco di tradizioni e di persone che hanno voglia di impegnarsi nel sociale.
È un primo momento che rispecchia la logica del nostro MLAC, che non vuole essere altro rispetto all’Ac diocesana, ma che vuole lavorare dentro l’Ac per valorizzare il tema del sociale e del lavoro, riscoprendo il territorio come realtà ricca e viva (e i nostri paesi, in questo, hanno molto da dire).
Al termine della celebrazione, sarà distribuita la nota che il Segretario nazionale del Movimento ha inviato una all’agenzia di stampa SIR (www.agensir.it) della Conferenza Episcopale Italiana.
Infatti, la serie d’incidenti mortali sul lavoro che stanno caratterizzando queste giornate, ha fortemente interpellato le nostre coscienze e ci è sembrato quindi doveroso, evidenziare e ricordare quello che il Movimento ha sempre pensato e promosso in termini di salvaguardia della persona umana e di cultura del lavoro.

Giuseppe Patta


Non è un’emergenza

Secondo il Ministero della Salute sono stati un milione gli incidenti sul lavoro nel corso del 2006. 1250 di questi sono stati mortali (3.4 al giorno). La tendenza trova conferma nei primi mesi del 2007 con 132.972 incidenti di cui 144 mortali. È utile ricordare, per dare una dimensione reale al problema, che le cifre presentate sono stimate per difetto in quanto gli incidenti non denunciati sarebbero, secondo l’Inail, almeno duecentomila l’anno.
A livello mondiale l’Organizzazione Mondiale della Sanità denuncia due milioni di morti l’anno a causa di malattie contratte, in maggioranza, sul posto di lavoro.
Parlare di emergenza per gli eventi tragici di questi giorni a Messina, Brescia, Priverno, Concorezzo, Genova, Foggia e Reggio Emilia appare, quindi, fuorviante.
Non di emergenza si tratta ma della consuetudine, più volte denunciata dal Movimento Lavoratori di Azione Cattolica, di considerare la persona umana nulla più che una componente del processo produttivo, ostacolo spesso a quel “management by objectives” che stenta a considerare il lavoratore parte integrante degli obiettivi aziendali, portatore d’interessi (magari “interni”, ma pur sempre tali) che, secondo le moderne accezioni su cui sono costruiti i frequenti dibattiti sulla responsabilità sociale delle imprese, debbono essere censiti e riconosciuti.
Colpisce profondamente l’assuefazione di fronte a tali sconvolgenti episodi: le stesse organizzazioni sindacali e di categoria appaiono piuttosto sorprese e frastornate che soggetti attivi di difesa d’interessi “vitali”.
Alle spalle un universo di lavoratori frammentati nella difesa di un “particulare” fatto, soprattutto per i più giovani ma non più soltanto per loro, di contratti saltuari, in nero, atipici nel senso pieno del termine perché capaci di riconoscere doveri e dimenticare diritti.
Mi pare si possa affermare che i principi hanno oggi valore, in questo mondo del lavoro, solo se a costo zero anche quando coinvolgono la vita di famiglie intere.
È una cultura talmente pervasiva quella dei principi a saldo che, nel caso della sicurezza (ma si potrebbe fare riferimento anche al fenomeno del mobbing), non basta a convincerci nemmeno l’analisi consolidata che la prevenzione, in azienda, ha un costo infinitesimo rispetto a tutti gli altri interventi d’applicazione delle normative. Pensare alla sicurezza sul lavoro in modo globale (Sistemi di Gestione della Sicurezza) collegandola alla qualità e all’organizzazione aziendale renderebbe, nel medio periodo, molto più efficienti anche i processi produttivi aziendali.
L’attuale teorema “fare presto e al costo più basso” non contempla, però, fastidiose iniziative di programmazione né di prevenzione degli incidenti, specialmente (ma non soltanto) nell’edilizia.
La strada intrapresa dal Consiglio dei Ministri, con un disegno di legge che delega al Governo l’emanazione di un Testo Unico sulla sicurezza che renda più organica l’attuale normativa, risultanza di continui aggiornamenti e di direttive stratificate nel tempo, è un passaggio obbligato. I risultati di questa azione dipenderanno molto dal sistema dei controlli che, se pur previsti, non sono ancora attuati efficacemente, ma, soprattutto, da un reale cambiamento di cultura del lavoro.
Questo aspetto sta a cuore al Movimento Lavoratori: la vita umana, da difendere sempre, deve tornare il cardine delle politiche, l’oggetto principale dei percorsi gestionali e formativi, la risorsa su cui investire perché è su questa dignità essenziale che il mondo del lavoro troverà le risposte alle domande di senso e produrrà cambiamenti reali nella società.
Questa è la sfida: la sicurezza sul lavoro rientri in una visione globale ove la vita umana non sia affidata alle sole leggi (che peraltro ci sono e ci sono sempre state: D.P.R. 547/1955, D.Lgs. 626/94, 242/96 solo per citarne alcune) ma custodita quale risultanza di quella centralità della persona nel lavoro che la Dottrina Sociale della Chiesa ci ha sempre proposto e che spaventa proprio perché mette in crisi quel “mercato dei principi” sul quale abbiamo, troppe volte, costruito un futuro che non regge più.

Cristiano Nervegna
S.N. Movimento Lavoratori di Azione Cattolica

Prove tecniche di MLAC

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