Un grave gesto intimidatorio, qualche giorno fà, nei confronti della presidente dell’AC della parrocchia di San Marco a Fertilia, ha scosso tutta l’associazione diocesana, che ha reso pubblico, con un comunicato stampa, lo sconcerto e l’accusa verso la drammatica notizia. (altro…)
Il Papa ai giovani: la Bibbia sia la vostra bussola
Pubblicato oggi il messaggio di Benedetto XVI per la XXI Giornata mondiale della gioventù che sarà celebrata a livello diocesano il prossimo 9 aprile. Comincia il pellegrinaggio spirituale verso l’incontro internazionale di Sydney nel 2008. (altro…)
Progetto Policoro. Continua l’attività di Sportello
Il Progetto Policoro, all’inizio di questa nuova annualità (attualmente sono coinvolte più di settanta diocesi del Mezzogiorno), consolida e rilancia l’attività di Sportello.
La nostra Diocesi, s’inserisce, pertanto, tra i giovani della comunità e si apre alle loro esigenze. Si pone come punto di raccordo tra i soggetti che già operano nel mondo del lavoro e le realtà locali, apre la comunità ecclesiale, nelle sue parrocchie e nelle sue molteplici realtà associative, ad una prospettiva, se non nuova, sicuramente affrontata in maniera innovativa.
Tuttavia, nell’esperienza del Progetto, l’attività di sportello è sempre stata parallela e complementare a quella di animazione, rappresentando una sorta di anello di congiunzione del nostro servizio.
L’apertura fissa al pubblico di uno Sportello informativo diventa allora segno tangibile di una disponibilità ad accogliere le varie istanze incrociate durante questi anni. Diventa, ancora, momento di confronto individuale, per un dialogo che spesso altrove risulta, se non mancante, almeno scarsamente curato.
Da due anni, lo Sportello accoglie giovani e meno giovani, fornendo informazioni assolutamente varie (dal curriculum alle leggi sulla creazione d’impresa) e indirizzando quanti interessati ad un ulteriore approfondimento verso gli enti competenti.
Adesso, lo Sportello… raddoppia!
Infatti, anche a Macomer apre lo stesso servizio già offerto ai giovani di Alghero, sempre nella logica di accoglienza propria di un servizio flessibile perché disponibile e attento.
Quanti fossero interessati, potranno rivolgersi:
– ad Alghero, in via Sassari n.181 (c/o ex Seminario), ogni lunedì dalle 16 alle 17, referente il dott. Giuseppe Patta, tel. 079/975649
– a Macomer, in via La Malfa n.1 (c/o Centro di Ascolto Caritas), ogni martedì dalle 16 alle 18, referente dott. Gabriele Pisanu, tel.0785/229110
Giuseppe Patta
In cammino verso la Pasqua
Il Santo Padre apre il suo messaggio per la Quaresima ricordando come sia “il tempo privilegiato del pellegrinaggio interiore verso Colui che è la fonte della misericordia”.
Benedetto XVI, soffermandosi ampiamente sul tema dello sviluppo, ribadisce la “viva ed urgente responsabilità verso i poveri del mondo”.
Egli, poi, dopo aver condiviso alcune intuizioni maturate in merito dai suoi predecessori, invita, in questo tempo liturgico, ad “operare secondo una logica evangelica”, facendosi “carico dei bisogni materiali e spirituali del prossimo”.
Per accompagnare il cammino quaresimale dei ragazzi e dei giovani, l’Azione Cattolica come ogni hanno mette a disposizione alcuni sussidi. Essi vogliono essere un utile strumento perché ci si possa riscoprire pellegrini in cammino verso la verità pasquale, capaci di meraviglia dinanzi ad un Dio che, nelle singole storie personali, opera la salvezza
Il messaggio integrale del Santo Padre per la Quaresima:
MESSAGGIO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI PER LA QUARESIMA 2006
“Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione” (Mt 9, 36)
Carissimi fratelli e sorelle!
La Quaresima è il tempo privilegiato del pellegrinaggio interiore verso Colui che è la fonte della misericordia. È un pellegrinaggio in cui Lui stesso ci accompagna attraverso il deserto della nostra povertà, sostenendoci nel cammino verso la gioia intensa della Pasqua. Anche nella “valle oscura” di cui parla il Salmista (Sal 23,4), mentre il tentatore ci suggerisce di disperarci o di riporre una speranza illusoria nell’opera delle nostre mani, Dio ci custodisce e ci sostiene. Sì, anche oggi il Signore ascolta il grido delle moltitudini affamate di gioia, di pace, di amore. Come in ogni epoca, esse si sentono abbandonate. Eppure, anche nella desolazione della miseria, della solitudine, della violenza e della fame, che colpiscono senza distinzione anziani, adulti e bambini, Dio non permette che il buio dell’orrore spadroneggi. Come infatti ha scritto il mio amato Predecessore Giovanni Paolo II, c’è un “limite divino imposto al male”, ed è la misericordia (Memoria e identità, 29 ss). È in questa prospettiva che ho voluto porre all’inizio di questo Messaggio l’annotazione evangelica secondo cui “Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione” (Mt 9,36). In questa luce vorrei soffermarmi a riflettere su di una questione molto dibattuta tra i nostri contemporanei: la questione dello sviluppo. Anche oggi lo “sguardo” commosso di Cristo non cessa di posarsi sugli uomini e sui popoli. Egli li guarda sapendo che il “progetto” divino ne prevede la chiamata alla salvezza. Gesù conosce le insidie che si oppongono a tale progetto e si commuove per le folle: decide di difenderle dai lupi anche a prezzo della sua vita. Con quello sguardo Gesù abbraccia i singoli e le moltitudini e tutti consegna al Padre, offrendo se stesso in sacrificio di espiazione.
Illuminata da questa verità pasquale, la Chiesa sa che, per promuovere un pieno sviluppo, è necessario che il nostro “sguardo” sull’uomo si misuri su quello di Cristo. Infatti, in nessun modo è possibile separare la risposta ai bisogni materiali e sociali degli uomini dal soddisfacimento delle profonde necessità del loro cuore. Questo si deve sottolineare tanto maggiormente in questa nostra epoca di grandi trasformazioni, nella quale percepiamo in maniera sempre più viva e urgente la nostra responsabilità verso i poveri del mondo. Già il mio venerato Predecessore, il Papa Paolo VI, identificava con precisione i guasti del sottosviluppo come una sottrazione di umanità. In questo senso nell’Enciclica Populorum progressio egli denunciava “le carenze materiali di coloro che sono privati del minimo vitale, e le carenze morali di coloro che sono mutilati dall’egoismo… le strutture oppressive, sia che provengano dagli abusi del possesso che da quelli del potere, sia dallo sfruttamento dei lavoratori che dall’ingiustizia delle transazioni” (n. 21). Come antidoto a tali mali Paolo VI suggeriva non soltanto “l’accresciuta considerazione della dignità degli altri, l’orientarsi verso lo spirito di povertà, la cooperazione al bene comune, la volontà di pace”, ma anche “il riconoscimento da parte dell’uomo dei valori supremi e di Dio, che ne è la sorgente e il termine” (ibid.). In questa linea il Papa non esitava a proporre “soprattutto la fede, dono di Dio accolto dalla buona volontà dell’uomo, e l’unità nella carità di Cristo” (ibid.). Dunque, lo “sguardo” di Cristo sulla folla, ci impone di affermare i veri contenuti di quell’«umanesimo plenario» che, ancora secondo Paolo VI, consiste nello “sviluppo di tutto l’uomo e di tutti gli uomini” (ibid., n. 42). Per questo il primo contributo che la Chiesa offre allo sviluppo dell’uomo e dei popoli non si sostanzia in mezzi materiali o in soluzioni tecniche, ma nell’annuncio della verità di Cristo che educa le coscienze e insegna l’autentica dignità della persona e del lavoro, promuovendo la formazione di una cultura che risponda veramente a tutte le domande dell’uomo.
Dinanzi alle terribili sfide della povertà di tanta parte dell’umanità, l’indifferenza e la chiusura nel proprio egoismo si pongono in un contrasto intollerabile con lo “sguardo” di Cristo. Il digiuno e l’elemosina, che, insieme con la preghiera, la Chiesa propone in modo speciale nel periodo della Quaresima, sono occasione propizia per conformarci a quello “sguardo”. Gli esempi dei santi e le molte esperienze missionarie che caratterizzano la storia della Chiesa costituiscono indicazioni preziose sul modo migliore di sostenere lo sviluppo. Anche oggi, nel tempo della interdipendenza globale, si può constatare che nessun progetto economico, sociale o politico sostituisce quel dono di sé all’altro nel quale si esprime la carità. Chi opera secondo questa logica evangelica vive la fede come amicizia con il Dio incarnato e, come Lui, si fa carico dei bisogni materiali e spirituali del prossimo. Lo guarda come incommensurabile mistero, degno di infinita cura ed attenzione. Sa che chi non dà Dio dà troppo poco, come diceva la beata Teresa di Calcutta: “La prima povertà dei popoli è di non conoscere Cristo”. Perciò occorre far trovare Dio nel volto misericordioso di Cristo: senza questa prospettiva, una civiltà non si costruisce su basi solide.
Grazie a uomini e donne obbedienti allo Spirito Santo, nella Chiesa sono sorte molte opere di carità, volte a promuovere lo sviluppo: ospedali, università, scuole di formazione professionale, micro-imprese. Sono iniziative che, molto prima di altre espressioni della società civile, hanno dato prova della sincera preoccupazione per l’uomo da parte di persone mosse dal messaggio evangelico. Queste opere indicano una strada per guidare ancora oggi il mondo verso una globalizzazione che abbia al suo centro il vero bene dell’uomo e così conduca alla pace autentica. Con la stessa compassione di Gesù per le folle, la Chiesa sente anche oggi come proprio compito quello di chiedere a chi ha responsabilità politiche ed ha tra le mani le leve del potere economico e finanziario di promuovere uno sviluppo basato sul rispetto della dignità di ogni uomo. Un’importante verifica di questo sforzo sarà l’effettiva libertà religiosa, non intesa semplicemente come possibilità di annunciare e celebrare Cristo, ma anche di contribuire alla edificazione di un mondo animato dalla carità. In questo sforzo si iscrive pure l’effettiva considerazione del ruolo centrale che gli autentici valori religiosi svolgono nella vita dell’uomo, quale risposta ai suoi più profondi interrogativi e quale motivazione etica rispetto alle sue responsabilità personali e sociali. Sono questi i criteri in base ai quali i cristiani dovranno imparare anche a valutare con sapienza i programmi di chi li governa.
Non possiamo nasconderci che errori sono stati compiuti nel corso della storia da molti che si professavano discepoli di Gesù. Non di rado, di fronte all’incombenza di problemi gravi, essi hanno pensato che si dovesse prima migliorare la terra e poi pensare al cielo. La tentazione è stata di ritenere che dinanzi ad urgenze pressanti si dovesse in primo luogo provvedere a cambiare le strutture esterne. Questo ebbe per alcuni come conseguenza la trasformazione del cristianesimo in un moralismo, la sostituzione del credere con il fare. A ragione, perciò, il mio Predecessore di venerata memoria, Giovanni Paolo II, osservava: “La tentazione oggi è di ridurre il cristianesimo ad una sapienza meramente umana, quasi a una scienza del buon vivere. In un mondo fortemente secolarizzato è avvenuta una graduale secolarizzazione della salvezza, per cui ci si batte sì per l’uomo, ma per un uomo dimezzato. Noi invece sappiamo che Gesù è venuto a portare la salvezza integrale” (Enc. Redemptoris missio, 11).
È proprio a questa salvezza integrale che la Quaresima ci vuole condurre in vista della vittoria di Cristo su ogni male che opprime l’uomo. Nel volgerci al divino Maestro, nel convertirci a Lui, nello sperimentare la sua misericordia grazie al sacramento della Riconciliazione, scopriremo uno “sguardo” che ci scruta nel profondo e può rianimare le folle e ciascuno di noi. Esso restituisce la fiducia a quanti non si chiudono nello scetticismo, aprendo di fronte a loro la prospettiva dell’eternità beata. Già nella storia, dunque, il Signore, anche quando l’odio sembra dominare, non fa mai mancare la testimonianza luminosa del suo amore. A Maria, “di speranza fontana vivace” (Dante Alighieri, Paradiso, XXXIII, 12) affido il nostro cammino quaresimale, perché ci conduca al suo Figlio. A Lei affido in particolare le moltitudini che ancora oggi, provate dalla povertà, invocano aiuto, sostegno, comprensione. Con questi sentimenti a tutti imparto di cuore una speciale Benedizione Apostolica.
Dal Vaticano, 29 Settembre 2005
BENEDICTUS PP. XVI
Servizio Civile in AC
L’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile (UNSC) ha pubblicato un bando straordinario nel quale è inserito il progetto dell’AC-Caritas “Il servizio civile dei giovani per i giovani”.
Per il terzo anno consecutivo Azione Cattolica Italiana e Caritas Italiana intendono collaborare facendosi promotrici di una cultura della pace, della cittadinanza attiva e della giustizia, lavorando per i giovani insieme ai giovani.
Il termine ultimo entro il quale inviare la domanda è fissato per il 3 marzo.
Per informazioni scrivere a serviziocivile@azionecattolica.it oppure telefonare al numero 06.661321 e chiedere di Barbara Giammatteo.
Per approfondire:
www.azionecattolica.net/serviziocivile
www.serviziocivile.it