Cronache dal convegno nazionale degli educatori ACR e Giovani di Azione Cattolica

Collaboratori della vostra gioiaA partire dalla II lettera di San Paolo ai Corinzi e in modo particolare dal versetto “Noi non intendiamo far da padroni sulla vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra gioia, perché nella fede voi siete già saldi.” si è aperto il convegno educatori ACR e Giovani tenutosi a Roma dal 14 al 16 dicembre scorsi alla presenza di circa 1200 incaricati diocesani e aderenti del Forum Internazionale dell’Azione Cattolica. L’assistente nazionale Monsignor Sigalini ci ha portato a riflettere che “la gioia, non la costruiamo singolarmente ma la creiamo insieme, ed è la forza condivisa, moltiplicata, è la gioia di crescere, di stare insieme, di fare passi avanti, passi indietro e passi incerti. Non siamo padroni della Fede ma collaboratori e perciò fortificati da Gesù“. L’introduzione unitaria per ACR e Giovani è proseguita con gli interventi della biblista Rosanna Virgili e del Presidente Nazionale Franco Miano sul servizio educativo e sulla figura dell’educatore.

«Ogni credente ha in sé la vocazione ad essere educatore, innanzitutto per gratitudine di quel che si è ricevuto»: così «Quel che abbiamo ricevuto», spiega la Virgili, «è il linguaggio con cui possiamo creare dei legami, comunicare dei sentimenti, esprimere ciò in cui crediamo; e possiamo soprattutto chiamare le cose con il loro nome. Cioè, con le parole possiamo rendere un servizio alla verità; con le parole, dunque, c’è stata data l’etica, la giustizia, la libertà, i valori su cui costruire un gruppo, poi un popolo, poi una città e poi ancora una nazione condivisa».

delegazione diocesana

Ecco allora che: «Educare è innanzitutto comunicare», ma è anche e ancora di più sempre la Virgili “mettersi nella prospettiva di colui che come fece Dio con il popolo di Israele “conduce fuori”, porta verso spazi nuovi, inediti. Dunque chi educa, deve essere “un passo avanti”, avere la capacità di intuire il futuro.”
Quello proposto da Rosanna Virgili è un percorso educativo che è anche percorso d’amore. Ad evidenziarlo è Franco Miano nel suo intervento: «Chi ama educa», non è solo uno slogan. Da sempre al centro della vita della Chiesa e dell’esperienza di Ac c’è – sottolinea Miano – «la convinzione che chi ama, e solo chi ama, educa veramente. L’educazione, infatti, non può limitarsi alla trasmissione di “nozioni” attraverso tecniche che mettano in campo competenze psico-pedagogiche, sia pure necessarie. È invece, prima di tutto e fondamentalmente, una scelta di speranza che investe sulla libertà della persona, una scelta operata da testimoni e maestri capaci di scorgere in ogni essere umano la scintilla di Dio. È una risposta del cuore animata da una profonda passione per l’uomo». Ed è questa passione che bisogna custodire ed alimentare perché si possa essere capaci – spiega Miano – «nell’aiutare le persone, ascoltandole e tirando fuori le domande essenziali della vita.
Educare è «prossimità» ed è «comunità»; è, per il presidente dell’Ac: «Cercare il dialogo, il confronto, il coinvolgimento in un percorso formativo e in un patto educativo che deve coinvolgere innanzitutto le famiglie». È: «aiutare anzitutto chi educhiamo, ma più in generale noi stessi e le parrocchie ad aprirsi, ad accogliere, a rendersi più sensibili alla vita delle persone, a partire da quelle più prossime fino a comprendere tutta l’umanità».

Alessandra Nori

delegazione diocesana

Collaboratori della vostra gioia
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