A Verona l’incontro dell’associazione in vista del convegno ecclesiale nazionale di ottobre. Il presidente di Ac: «Avvieremo un laboratorio della formazione per i laici L’impegno per una Chiesa che “rivolta” il mondo»

Formazione, missione, cultura. Sono questi i tre ambiti d’impegno che vedranno protagonista l’Azione cattolica italiana in vista di Verona 2006, il grande convegno della Chiesa italiana del prossimo ottobre. A tal fine verrà costituito un «Laboratorio nazionale della formazione» e verrà messo a punto un progetto che porti il laicato cattolico a passare dalla «Chiesa rivolta al mondo» alla Chiesa che «rivolta il mondo». Cominciando dal tessuto culturale del Paese.
È questo il percorso indicato dal professor Luigi Alici, presidente nazionale dell’associazione. E una tappa importante del cammino verso il convegno ecclesiale di ottobre sarà l’incontro nazionale che l’Azione cattolica si appresta a vivere in questo fine settimana proprio a Verona. «Disegni di speranza» è il titolo dato al raduno scaligero che per tre giorni, da oggi a lunedì, ha richiamato sulle rive dell’Adige oltre mille delegati da tutte le regioni d’Italia. «Sarà un’occasione importante per costruire insieme il contributo che l’Azione cattolica italiana vuole portare al convegno ecclesiale di Verona 2006», spiega Alici. «Una riflessione, con l’aiuto di sociologi, biblisti e filosofi, che ci aiuterà a sintonizzare in maniera unitaria i vari contributi locali e di settore in un percorso comune con la Chiesa italiana».

Professor Alici, qual è l’obiettivo dell’incontro di Verona che inizia oggi?
«Il nostro intento è di imprimere all’associazione una forte spinta missionaria. La cultura è il nuovo terreno di confronto, e su questo l’Azione cattolica è chiamata ora ad un deciso passo in avanti nel Paese, testimoniando l’essere cristiani con il Vangelo e con la vita».

Lei in questi primi mesi di presidenza nazionale ha intrapreso un intenso viaggio regione per regione dentro le realtà locali dell’Ac. Che indicazioni ne sono uscite?
«Da questo viaggio dentro l’Azione cattolica sono scaturite le piste d’impegno per i prossimi anni: sussidiazione formativa, sperimentazione missionaria, elaborazione culturale. Abbiamo la sensazione che per l’associazione siamo di fronte ad un momento di svolta».

Cosa ve lo fa pensare?
«Oltre al ritrovato interesse nei confronti dell’Azione cattolica e verso il suo impegno formativo per far crescere il laicato cattolico, registriamo anche dati numerici incoraggianti. Dopo anni di trend negativo, l’associazione ha ripreso a crescere. In cinque regioni registriamo un aumento del numero degli iscritti: Liguria, Marche, Basilicata, Sardegna e Sicilia. Abbiamo ragioni per ritenere che non si tratti di qualcosa di contingente, ma segni un cambiamento in atto».

Da cosa è dato questo ritrovato interesse verso l’Azione cattolica?
«Dalla sua capacità di essere luogo di formazione del laicato cattolico. È un fattore questo che attrae, specialmente al Sud, dove ci sono condizioni sociali ed economiche pesanti e vi è bisogno di punti di riferimento stabili».

Il tema della tre giorni veronese che si apre oggi è «Di-segni di speranza». Perché questo titolo?
«Vogliamo che sia un evento di speranza, più che un convegno sulla speranza. La sfida nella società italiana di oggi è di far incontrare la grande speranza cristiana del Risorto che vince la morte con le piccole speranze umane dell’uomo postmoderno. E qui si apre la nostra specifica missione: essere da ponte in questo incontro. Spetta infatti proprio ai laici nella Chiesa non tanto rivendicare spazi, ma portare uno sguardo cristiano nel vissuto, intercettando in ogni dimensione umana un’attesa che la speranza cristiana è chiamata ad allargare. Non possiamo permettere che si riduca la speranza cristiana ad una retorica consolatoria».

Il convegno di oggi è però una tappa verso il convegno dell’intera Chiesa italiana di ottobre. Quale sarà il vostro specifico contributo per Verona 2006?
«Non tanto quello di ritagliarci uno spazio dentro il convegno di ottobre, ma di camminare insieme alla Chiesa. Nel mese di maggio termineremo di elaborare il progetto, frutto del lavoro delle varie realtà associative locali (e che si potranno trovare nel sito www.dialoghi.info), che costituirà un po’ il nostro contributo specifico a Verona 2006».

Quali sono i punti salienti di questo progetto?
«La prima parte verte su “le facce e il volto della Chiesa”, cogliendo l’importanza di un discernimento culturale oggi. La seconda, che abbiamo chiamato “le parole di speranza”, ha un nucleo cristologico che verte sulla “Chiesa rivolta al mondo”. La terza indica “le parole di speranza”, e la quarta passa alle proposte concrete, cioè la Chiesa che “rivolta il mondo”. E qui indichiamo gesti di speranza concreti; il perdono, l’accoglienza, il servizio».

Pierangelo Giovanetti – “Avvenire”

Alici: «Una cultura per la missione»

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