Domenica 15 Gennaio, nei locali del centro pastorale diocesano “Pier Giorgio Frassati”, circa 250 giovani della nostra diocesi hanno festeggiato la loro giornata per la Pace intitolata “Nella verità, la pace”.
Sono state queste parole che hanno mosso gli animi e stimolato le coscienze dei partecipanti, che hanno avuto l’occasione di parlare della bellezza della pace e del dramma della guerra con i loro coetanei.
L’appuntamento si è aperto con la riflessione mirata del vescovo mons. Antonio Vacca: ” Dio dona a ciascuno di noi dei talenti, che vanno messi al servizio di tutta la famiglia umana; dobbiamo infatti sentirci fratelli con tutti, altrimenti non si costruisce la Pace”.
I gruppi di studio, nei quali si sono analizzate le tematiche affrontate nel messaggio del Papa del 1 Gennaio, hanno dato l’opportunità a tutti di esaminare le azioni che ciascuno compie per la promozione della Pace nella propria vita, il più delle volte ostacolate dall’indifferenza, dall’orgoglio e dalla sete di potere. Parole e riflessioni che, durante la messa celebrata nel vicino monastero delle Clarisse, sono diventati impegni concreti per l’edificazione della Pace.
Nel corso dell’incontro è stata presentata l’iniziativa della “Rete Diocesana per la Pace” promossa dal Centro di Educazione alla Pace e alla Mondialità della Caritas, che prevede la collaborazione di tutte le parrocchie della diocesi nel promuovere le iniziative del Centro, da sempre impegnato contro ogni forma di conflitto, mettendo al centro la persona umana.
La serata si è conclusa con la testimonianza di Luigi Biondi, operatore Caritas in Afghanistan, intervallata dalle canzoni cantate da Maria Giovanna Cherchi.

Testimonianza di Luigi Biondi, operatore Caritas in Afghanistan.

“Ciò che ho visto in Afghanistan, durante la mia permanenza, è riassumibile in un’unica parola : “Incredibile”. È incredibile il paesaggio, perché l’Afghanistan è un paese bellissimo, ma è anche incredibile ciò che vi succede. Dal 1979 al 2001 ci sono stati ben 22 anni di guerra, e adesso si sta lentamente camminando verso la Pace, ma il traguardo è ancora molto lontano. Se i riflettori si sono spostati in Iraq, ciò non significa che in Afghanistan non si continui a sparare e a uccidere. Rimane infatti uno dei paesi più poveri del mondo, con un’aspettativa della vita pari a 41 anni, un tasso di mortalità infantile del 165 ‰ e un analfabetismo dell’80%. L’Afghanistan è il primo produttore di oppio al mondo, e il secondo di cannabis, ma chi fa i soldi con questo tipo di commercio non si trova sicuramente in Afghanistan. Sono molti inoltre i bambini che perdono gli arti a causa dello scoppio delle mine anti-uomo, che non di rado presentano il marchio “made in Italy”. È veramente incredibile rimanere indifferenti di fronte a tutto questo!”.

Giuseppe Manunta

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